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venerdì 2 maggio 2014

Un giardino nel giardino

Il Giardino di Boboli, cuore verde e romantico di Firenze, è veramente famoso in tutto il mondo. Si può definire, e non a torto, uno splendido museo all'aperto dove arte e natura si incontrano in un connubio perfettamente riuscito. Sentieri alberati, arcate di alloro, vasche marmoree, statue che occhieggiano fra le siepi, formano uno splendido caleidoscopio di emozioni che cambiano con il mutare delle stagioni e con la luce del sole. 





Come in una scatola cinese, nel giardino sono racchiusi altri giardini, pieni di rose, di agrumi e di cascate fiorite in grandi orci di cotto imprunetani. Fra tutti, spicca per la sua elegante freschezza, il Giardino degli Ananassi dove, nel 1400, si coltivavano specie esotiche provenienti da lontane terre fino ad allora sconosciute, come il caffè e, appunto, l'ananas, introdotto dal Granduca Pietro Leopoldo.




Nel corso dei secoli il giardino ha cambiato talmente tante volte il suo aspetto da non avere più una precisa identità finché, nel 1852, il botanico palermitano Filippo Parlatore, nuovo direttore del giardino, lo riorganizzò totalmente trasformandolo in un Erbario con piante, frutti e semi rari provenienti da tutto il mondo. 
Filippo Parlatore

Qui serre e tepidari favorirono la coltivazione di piante tropicali, raggruppate secondo precisi criteri di distribuzione geografica, e di numerose piante idrofite ospitate nell'Aquarium, un bacino circolare suddiviso in quarantotto celle. Dall'epoca di Firenze capitale ad oggi, il Giardino degli Ananassi ha continuato ad arricchirsi di nuove specie con un occhio di riguardo anche all'estetica, sapientemente curata con un intervallarsi di piante a terra ed in vaso, prati, fontane, arbusti insoliti e pregiati. 


Camminando serenamente fra peonie sgargianti, alberi secolari, ortensie, gerani, palme e agrifoglio, si possono ammirare anche molte piante acquatiche e palustri, come le scenografiche ninfee che hanno ritrovato la giusta collocazione nell'Aquarium che Parlatore aveva fatto costruire, tra il 1870 e il 1880, appositamente per loro, ma che era stato letteralmente ricoperto da grandi cumuli di terra e vegetazione, sottraendosi così agli occhi degli studiosi.




Grazie alla perizia di Paolo Basetti, giardiniere esperto in restauro botanico che collabora con l'ufficio tecnico del Giardino di Boboli, il degrado di qualche anno fa è solo un ricordo e tutto ha ripreso vita, ospitando anche raffinati incontri letterari che trovano, in questa cornice romantica, il loro ideale scenario.