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lunedì 30 marzo 2015

Le due facce dell'ariete



Il Ponte a Santa Trinita è uno dei più bei ponti di Firenze e, a detta di molti storici dell'arte, uno dei più eleganti e originali d'Europa. Fu costruito, in legno, nel 1252 su commissione dei Frescobaldi ma ebbe vita breve: nel 1259 il gran peso della folla che vi si era assiepata per assistere ad uno spettacolo sull'Arno, lo fece crollare miseramente con grande fragore. Ricostruito successivamente in pietra, fu tribolato nei secoli da tantissime alluvioni che, di volta in volta, lo spazzarono via. Nel 1567, per volere di Cosimo I, Bartolomeo Ammannati costrui finalmente un'opera solida ma leggiadra, su disegno di Michelangelo: una linea modernissima ed audace con tre snelle arcate in pietra arenaria dal tipico colore giallo brunato che si sorreggevano su pile dotate di rostri che, fendendo l'acqua, le proteggevano dal materiale portato dalle alluvioni. 
 

A completare la magnificenza del nuovo ponte furono posti due grandi, bianchi cartigli in marmo sugli archi centrali, sormonti da due teste di arieti, finemente scolpite. Ma, se a prima vista possono sembrare identici, i due fieri animali hanno espressioni totalmente diverse: il caprone che guarda verso il Ponte Vecchio ha un cipiglio truce e preoccupato, sicuramente per l'arrivo delle piene che giungono da monte e possono portare grandi disgrazie alla città;

l'altra capra, quella a valle, è invece molto più serena, come fosse sollevata e confortata dallo scorrere del fiume ormai passato senza recare sciagure. 




Inutile sporgersi dalle spallette per vedere il sorriso dell'uno e il broncio dell'altro perché i musi sono rivolti completamente verso l'acqua e gli unici che possono incrociare il loro sguardo sono i canottieri  e i renaioli che, silenziosamente, solcano il quieto Arno d'argento.