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venerdì 4 settembre 2015

Non facciamo le bizze!




Via delle Pinzochere, che si snoda proprio accanto alla Basilica di Santa Croce, deve il suo nome curioso al colore del saio francescano antico che non era marrone come adesso, ma grigio. San Francesco stesso raccomandava che gli abiti dovevano avere una tonalità neutra come “il vestito delle lodole”, sobrio e modesto “nella foggia e nel colore” perché i religiosi non dovevano certo pensare a farsi belli ma ricalcare nella semplicità l'essenza del creato. Questa particolare sfumatura si otteneva tessendo insieme due diverse lane, una bianco naturale ed una nera, che unite davano vita al famoso “bizzo” o “pinzo”, un bigio marmorizzato simile alle penne delle allodole. A Firenze, le donne che facevano parte del Terz'ordine francescano, indossavano abiti di quella particolare colorazione tant'è che, proprio a causa del loro saio, furono ribattezzate “bizzochere” o “pinzochere”.
Una Pinzochera di Santa Croce



Erano donne di ogni tipo: ex prostitute, vedove, signorine di buona famiglia o di basso ceto, ma tutte avevano in comune il fatto che non potevano maritarsi e metter su famiglia e per questo erano quasi sempre agitate e bisbetiche. Deriva proprio da loro il modo di dire “fare le bizze” che indica un comportamento capriccioso e isterico come appunto si conveniva a delle zitelle insoddisfatte... Il principale scopo delle Pinzochere, che abitavano nel convento di Santa Elisabetta del Capitolo, in via san Giuseppe, era quello della carità cristiana e di tenere pulita e ordinata la chiesa di Santa Croce entrando, prima del sorgere del sole, attraverso un passaggio laterale sul fianco settentrionale della basilica.
Fino al Cinquecento le penitenti continuarono ad usare la porta ma Cosimo I , improvvisamente, decise di chiuderla dopo che gli erano arrivati dei pettegolezzi maliziosi: l'andirivieni delle ragazze, specialmente nelle ore tarde, aveva fatto nascere la convinzione che si incontrassero con i frati del monastero e il granduca, che osteggiava apertamente le compagnie religiose, prese la palla al balzo per cacciarle via. In realtà queste notizie boccaccesche erano solo frutto della fantasia popolare che non perdeva occasione di inventarsi nuove storie di cui sparlare, anche perché sulle Pinzochere e le altre monache vegliavano degli speciali “Ufficiali di notte e dei monasteri” che dovevano vigilare sulla condotta delle donne dedicate a Dio e avrebbero impedito quindi ogni strano comportamento.
Il sottopassaggio segreto, ipotizzato dai benpensanti dell'epoca, non è mai esistito e non se ne è trovato traccia nei secoli. Resta invece una labile traccia della porta, ormai murata e seppellita dietro un sepolcro, unica testimonianza del muto e devoto lavoro delle Pinzochere ormai dimenticate da tutti.