Il satiro rubato
Raffaello Borghini, commediografo e
poeta fiorentino del Cinquecento, quando descrisse la Fontana del
Nettuno di Piazza della Signoria ne fece un ritratto così vivace
tanto da sembrare d'esser lì a rimirarla: “Nettuno è alto braccia
dieci, e ha fra le gambe tre Tritoni di marmo, posando sopra una gran
conca marina, che gli serve per carro, a cui sono in atto di tirarla
quattro cavalli. (…) Il gran vaso, in cui l'acqua cristallina (che
per molti zampilli salendo in aria ricade), è fatto a otto facce di
marmo mistio (…) con molte cose marine (…) e quattro statue di
metallo più grandi del naturale, due femmine, figurate per Teti e
per Dori, e due maschi, rappresentati due dei marini”.

E ai loro
piedi, un corteo di fauni, ninfe e satiri in bronzo, scattanti e
vitali, ad opera del maestro fiammingo Jean Boulogne, più noto come
Giambologna, ognuno col suo preciso carattere magistralmente scolpito
in volto.
Ma una delle figure, più precisamente il satiro che guarda
l'angolo del Palazzo, è solo una copia, modellata da Francesco Pozzi
nel 1831 per sostituire l'originale rubato da una brigata di
festaioli durante il Carnevale del 1830.
Non si sa precisamente come
siano andate le cose ma sembra che un gruppo di birboni mascherati da
pagliacci facessero un bel girotondo intorno alla fontana, chi
rivestito da pagliaccio, chi da Arlecchino, chi da Pulcinella. Ma al
mattino, spenti gli ultimi scherzi e schiamazzi, ci si accorse che il
deforme Pulcinella che danzava sorretto dagli amici altri non era
che uno dei satiri imbacuccato nel camicione bianco della maschera
napoletana.
Probabilmente fu portato all'estero, ma sono solo ipotesi visto che non se n'èsaputo più niente né forse mai si saprà!
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