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martedì 3 settembre 2013

La tragica storia di Caterina



Caterina Brogi , splendida fanciulla fiorentina, aveva appena vent'anni quando andò promessa sposa al vecchio e brutto Giustino Canacci, "... svenevole e poco pulito..." che non l'avrebbe voluto neppure una megera. Ma i soldi riescono a comprare quasi tutto, specialmente le ragazze ambiziose, così il matrimonio si fece. Com'era prevedibile, la relazione naufragò subito e Caterina se ne andò a vivere, con la  serva, in una casetta in via dei Pilastri. Una così graziosa creatura non poteva restare sola a lungo : ed ecco, fra altre avventure, apparire addirittura un principe, Jacopo Salviati, già sposato da tempo, ma con un debole per le avventure stuzzicanti. La moglie del nobiluomo, Veronica Cybo Malaspina, "non bella, anzi brutta... di animo non buono, disamabile col marito..." era già avvezza alle intemperanze del coniuge, ma questa volta le cose presero una piega imprevista, la passione era troppo impetuosa e le chiacchere non si contavano; Caterina, inviperita ed umiliata,  pensò di affrontare la rivale, cosa che avvenne nella chiesa di san Pier Maggiore, dopo i Vespri. La Canacci, forte della sua posizione privilegiata, non solo non si scompose, ma la derise davanti a tutti, oltraggiandola oltre misura. L'odio di Caterina si elevò a livelli indicibili, tanto da istigarla ad eliminare la rivale: arruolò dei sicari e, con la complicità di due figli del Canacci, riuscì a farli penetrare nella casa della ragazza che fu uccisa barbaramente, insieme alla fantesca. I corpi smembrati furono poi trasportati in parte in riva all'Arno e altri gettati in un pozzo vicino a sant'Ambrogio, ma la testa di Caterina fu consegnata a Veronica che già meditava la seconda parte del piano. Il giorno dopo infatti, primo gennaio 1634,  prese il capo della nemica e lo nascose in un cestino di frutta fresca, facendolo poi recapitare al principe Salviati, ben coperto da una camicia ricamata, come dono amorevole al suo sposo. Lo sdegno del delitto fu immenso, ma i veri colpevoli non pagarono per il crimine, vista l'amicizia del Granduca Ferdinando II con il padre di Veronica, signore di Massa. Gli unici a farne le spese furono i figli del Canacci: Bartolomeo fu decapitato e Francesco mandato in carcere, dopo ben quattordici ore di torture.
Secondo la versione di Francesco Guerrazzi ne La duchessa di San Giuliano, Jacopo lasciò Firenze e stette via per moltissimo tempo, ma a detta delle cronache dell'epoca, il principe, dopo un breve momento di dolore, ritornò al suo vizioso passatempo fra le braccia di nuove amanti, per poi riapprodare, come sempre aveva fatto, dalla crudele ma paziente moglie.
Dopo una vita di riscatto e di pentimento, Veronica morì, molto anziana,  a Roma, a palazzo Salviati. Si dice che il suo spirito si aggiri, ancora inquieto, nella villa di famiglia a San Cerbone, a Figline Valdarno, ora ospedale Serristori, cercando di raccontare la sua versione dei fatti, completamente diversa da quella che è arrivata fino a noi...






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