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lunedì 4 novembre 2013

I cartolari

Oggi si va in cartoleria per comprare l'occorrente per scrivere o altri articoli di cancelleria, ma nella Firenze antica i "cartolari" erano degli scrittori amanuensi, che copiavano e vendevano  i libri. Le loro botteghe erano tutte sparse nella zona della chiesa di san Firenze, comprendendo anche un tratto di via del Proconsolo. 

Il Canto dei Cartolai

Fino al Quattrocento i libri venivano trascritti da pazienti e abili copisti che impreziosivano le pagine con iniziali ornate e raffinate miniature. 



La Badia Fiorentina con i negozi al pianterreno

Nei locali bassi della badia Fiorentina, aveva il suo laboratorio Vespasiano da Bisticci, nato vicino a Rignano sull'Arno nel 1451 e morto all'Antella, da dove proveniva la sua famiglia. Qui si riunivano tutti gli umanisti del tempo a leggere testi classici, a ragionare di letteratura e a filosofare sui temi essenziali della vita.
Perfino gli stranieri che arrivavano da fuori andavano da Vespasiano per conoscere i personaggi più illustri e singolari della città.
Dopo aver rifornito intere biblioteche di uomini del calibro di Palla Strozzi, Cosimo de' Medici, Federico duca d'Urbino e Alfonso d'Aragona, orgogliosi di possedere codici scritti a mano, Vespasiano rimase quasi senza lavoro: era ormai il 1480 e l'invenzione della stampa lentamente ma inesorabilmente soppiantò il lavoro dei cartolari che da allora tramutarono la loro condizione in quella di venditori di fogli, inchiostro e penne.

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