Via delle Pinzochere, che si snoda
proprio accanto alla Basilica di Santa Croce, deve il suo nome
curioso al colore del saio francescano antico che non era marrone
come adesso, ma grigio. San Francesco stesso raccomandava che gli
abiti dovevano avere una tonalità neutra come “il vestito delle
lodole”, sobrio e modesto “nella foggia e nel colore” perché i
religiosi non dovevano certo pensare a farsi belli ma ricalcare nella
semplicità l'essenza del creato. Questa particolare sfumatura si
otteneva tessendo insieme due diverse lane, una bianco naturale ed
una nera, che unite davano vita al famoso “bizzo” o “pinzo”,
un bigio marmorizzato simile alle penne delle allodole. A Firenze, le
donne che facevano parte del Terz'ordine francescano, indossavano
abiti di quella particolare colorazione tant'è che, proprio a causa
del loro saio, furono ribattezzate “bizzochere” o “pinzochere”.
Una Pinzochera di Santa Croce |
Erano donne di ogni tipo: ex prostitute, vedove, signorine di buona
famiglia o di basso ceto, ma tutte avevano in comune il fatto che non
potevano maritarsi e metter su famiglia e per questo erano quasi
sempre agitate e bisbetiche. Deriva proprio da loro il modo di dire
“fare le bizze” che indica un comportamento capriccioso e
isterico come appunto si conveniva a delle zitelle insoddisfatte...
Il principale scopo delle Pinzochere, che abitavano nel convento di
Santa Elisabetta del Capitolo, in via san Giuseppe, era quello della
carità cristiana e di tenere pulita e ordinata la chiesa di Santa
Croce entrando, prima del sorgere del sole, attraverso un passaggio
laterale sul fianco settentrionale della basilica.
Fino al Cinquecento le penitenti
continuarono ad usare la porta ma Cosimo I , improvvisamente, decise
di chiuderla dopo che gli erano arrivati dei pettegolezzi maliziosi:
l'andirivieni delle ragazze, specialmente nelle ore tarde, aveva
fatto nascere la convinzione che si incontrassero con i frati del
monastero e il granduca, che osteggiava apertamente le compagnie
religiose, prese la palla al balzo per cacciarle via. In realtà
queste notizie boccaccesche erano solo frutto della fantasia popolare
che non perdeva occasione di inventarsi nuove storie di cui sparlare,
anche perché sulle Pinzochere e le altre monache vegliavano degli
speciali “Ufficiali di notte e dei monasteri” che dovevano
vigilare sulla condotta delle donne dedicate a Dio e avrebbero
impedito quindi ogni strano comportamento.
Il sottopassaggio segreto, ipotizzato
dai benpensanti dell'epoca, non è mai esistito e non se ne è
trovato traccia nei secoli. Resta invece una labile traccia della
porta, ormai murata e seppellita dietro un sepolcro, unica
testimonianza del muto e devoto lavoro delle Pinzochere ormai
dimenticate da tutti.