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mercoledì 19 febbraio 2014

Una via al giorno... via degli Avelli

Via degli Avelli (tra piazza Santa Maria Novella e piazza della Stazione)









"Avello" era il nome che si dava anticamente alle tombe e infatti, sul lato ovest della strada, c'è il cimitero di Santa Maria Novella con le lapidii in bella vista. Secoli fa, la via era molto stretta e ci si trovava, bene o male, a fare i conti con l'odore malsano che arrivava dai sepolcri e che sicuramente ha dato vita al famoso detto ""puzzare come un avello"! Ogni arco corrisponde ad una sepoltura e reca sia lo stemma della famiglia a cui apparteneva che la croce del Popolo fiorentino.

In una di queste tombe Giovanni Boccaccio ambientò una delle sue novelle mentre nel terzo avello lungo la parete destra della chiesa venne sepolto il pittore Domenico Ghirlandaio con tanto di ritratto a grandezza naturale, ora purtroppo scomparso.

Una via al giorno... Via del Limbo

Via del Limbo - zona via del Parione




Il nome curioso fa subito pensare alle anime dei bambini non battezzati ai quali è negato il Paradiso o alla Divina Commedia, ma con l'aldilà e con Dante non c'entra proprio nulla! Con "limbo" si indicavano infatti le cantine dove si mesceva il vino, un'insegna che gli osti mettevano ben in vista per attirare i clienti, promettendogli viaggi in altri mondi dopo aver fatto il pieno di vino...E infatti, c’erano poco più in là, anche un’Osteria del Purgatorio e una dell'Inferno, richiami arcani per serate più che terrestri! 

Una volta la strada era molto più lunga e tortuosa, mentre adesso è mutilata nel suo dipanarsi da costruzioni più moderne e da cancelli che l'hanno completamente snaturata.

lunedì 17 febbraio 2014

Il ritorno degli antichi romani

Antonio Cioci - Il Palio dei Cocchi  (sec. XVIII-XIX)


Il Palio dei Cocchi era una gara, molto animata, ispirata alle antiche corse con le bighe che nacque per volontà del Granduca Cosimo I de’ Medici. Il 23 giugno 1563, vigilia della festività di San Giovanni Battista, patrono di Firenze, nella splendida cornice di Piazza Santa Maria Novella, si allinearono per la prima volta quattro carrozze trainate da due cavalli bardati e guidate da aurighi, ognuno vestito con i colori di un quartiere della città. La gara consisteva nel fare tre giri completi della piazza intorno a due "guglie in legname"  fra le quali veniva tesa una robusta corda per segnare "le méte" e delimitare i contorni della pista. Con il passare del tempo, la forma dei cocchi fu rivista e rimaneggiata tante volte, ma i colori rimasero sempre uguali: rosso, azzurro, verde e bianco, gli stessi che ancora oggi distinguono i giocatori del Calcio Storico Fiorentino. Intorno alla piazza venivano costruiti dei palchi in legno a guisa di anfiteatro che  si riempivano di folla vociante e calorosa. I Granduchi, invece, seguivano  le sorti dei carri dal "ballatoio",  un imponente baldacchino dorato a tre archi,  attorniati dalla corte e dalle altre persone illustri.  Al suono delle trombe, un alfiere annunziava solennemente "la mossa" e i cavalli sfrecciavano al galoppo, spronati dai loro condottieri e dalle grida del pubblico e, finalmente, l'auriga più abile conquistava la vittoria, arrivando per primo al pinnacolo di partenza. Il premio era un ambitissimo stendardo di velluto purpureo, fatto confezionare appositamente dai capitani di parte Guelfa, che durante la competizione sventolava sull'obelisco davanti alla facciata della basilica.


Friedrich Bernard Werner - Il Palio dei Cocchi 

Visto il successo di questo straordinario gioco e il suo perdurare nei secoli, le piramidi lignee, ormai malridotte, vennero sostituite, nel 1608, da altri due in marmo  di Seravezza, poggiati su tartarughe di bronzo del Giambologna e sormontate dai gigli fiorentini.


Nel 1858 il Palio dei Cocchi venne improvvisamente interrotto per poi riprendere, nel 1902, in un'unica edizione dedicata al conte di Torino, Vittorio Emanuele Savoia Aosta in visita a Firenze. Con l'arrivo dei primi tramvai a vapore, che nella piazza avevano la loro stazione, e  il nascere di nuove costruzioni borghesi, non fu più possibile ambientare il palio in Santa Maria Novella e si pensò di trasferirlo in piazza della Libertà, allora piazza san Gallo, ma l'iniziativa non ebbe successo e mai più fu ripetuta.

Giovanni Signorini - Palio dei Cocchi - 1844