Fino
alla metà dell'Ottocento, l'Epifania era una delle festività più
amate dai fiorentini. La sera della viglia c'era l'uso di portare a
spasso per la città dei burattini di legno che rappresentavano i Re
Magi o la Befana seguiti da una folla rumorosa ed esultante che
faceva una confusione indicibile. I ragazzi suonavano delle trombette
di vetro che si usavano solo per quell'occasione, la gente, portando
delle torce che illuminavano i vicoli a giorno, rideva, correva e
faceva scherzi ai poveri campagnoli venuti apposta per godersi la
sfilata degli allegri buontemponi. Quando le brigate si incrociavano
per le strade del centro, si mettevano a disputare su chi avesse il
fantoccio più bello e si arrivava persino a darsele di santa
ragione, passando dal gioco alla rissa in meno di un minuto. E chi
non poteva partecipare al corteo, fabbricava delle vecchiacce brutte
da far paura da mettere nel vano della finestra illuminata per
spaventare i passanti. Tutti facevano a gara per rendere il proprio
pupazzo più simile al vero, tanto che lo scrittore Giovan Battista
Fagiuoli, nel 1724, racconta di un manichino che “ aveva nel collo
una molla a cui era legato uno spago nascosto dalle vesti, e che
tirandolo faceva fare alla befana un grazioso saluto del capo a chi
dalla strada stava rivolto verso di lei per guardarla”.
Non c'era
parrocchia in cui non si cantasse il Vespro solenne e la chiesa si
riempiva di un numero indicibile di fedeli che si portavano dietro
bottiglie, bicchieri e ogni sorta di recipiente per prendere l'acqua
santa che veniva benedetta alla fine della cerimonia. Poi, dopo tanto
clamore, arrivava la notte e spegneva fiaccole, animi accesi e
rumori.
La debole luce mattutina rischiarava i camini a cui erano
state appese delle calze ripiene di frutta secca, qualche dolcino, il
carbone per i bambini birboni e per i più benestanti anche il
desiderato balocco. E in quella serena semplicità si godeva del
poco che si era racimolato, dividendo il gruzzolo con i bambini più
poveri che non avevano ricevuto la calzina della Befana. Erano altri
tempi che niente hanno a che fare con la vita frettolosa di oggi,
sicuramente più ricca di allora, ma completamente priva di quello
spirito innocente con cui si riusciva ad essere felici con nulla.
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