Quando
a Firenze si parla delle Cascine non importa dare tante spiegazioni
perché tutti conoscono cosa sono e dove si trovano. Ma se alla
parole “cascine” si aggiunge “del riccio” ecco che più di un
fiorentino non sa di cosa si stia parlando.
Le
Cascine del Riccio è un borgo antichissimo che si trova al crocevia
di tre comuni, Firenze, Impruneta e Bagno a Ripoli, ai piedi delle
Cave di Monteripaldi attive già dal 1330.
Le prime notizie storiche
dell'abitato risalgono al 1312 quando Enrico VII di Lussemburgo, nel
tentativo di aiutare i Bianchi, cinse d'assedio Firenze, accampandosi
sul torrente Ema che getta le sue acque nel più ben noto fiume
Greve. Fu proprio a quell'epoca che la ricca e potente famiglia
Bardi, proprietaria di una lussuosa villa in via delle Cinque Vie e
patrona di Monteripaldi, dette asilo ad un gruppo di popolani
sfollati, proteggendoli durante l'invasione delle truppe imperiali.
Qualche anno dopo, ai Bardi, subentrarono i Ricci, originari di
Prato, che possedevano diverse cascine per la produzione del latte
nella zona di Pozzolatico di cui a testimonianza ancora resta, in via
San Michele a Monteripaldi, un elegante palazzo dalla facciata
cinquecentesca nato intorno ad una possente torre medievale che
domina la valle.
Un documento risalente al 1363 riporta che erano più
di dodici le famiglie residenti nella zona per un totale di una
quarantina di persone, tutti dediti al lavoro dei campi. Ma Il vero
e proprio borgo detto "del Riccio" nacque dagli scalpellini
delle cave di Monteripaldi che costruirono le loro case sulla sponda
destra dell'Ema intorno ad un ponte medievale ad arcate battezzato
"Iozzi" a causa degli orci (osoli) imprunetani che venivano
trasportati verso Firenze proprio attraverso quell'antico passaggio.
La cava, che forniva preziosa pietraforte per la lastricatura delle
strade fiorentine e la costruzione dei più bei palazzi e chiese
della città, fra cui il Bargello, Santa Croce e Santa Maria Novella,
venne chiusa nell'Ottocento e gran parte di coloro che vi lavoravano
dovette trovarsi una nuova occupazione, tornando a fare il contadino
nei poderi o improvvisandosi lavandaio, in concorrenza con la vicina
Grassina, "paese delle lavandaie", che aveva l'onore di
ricevere i capi più fini e preziosi dalle famiglie nobili e
benestanti di Firenze. Durante la Seconda Guerra Mondiale il ponte
Iozzi fu fatto saltare in aria dai Tedeschi in ritirata, ma subito le
forze alleate lo ricostruirono in poche ore con un'energia
incredibile, anche se oggi è stato sostituito da una struttura in
cemento armato che niente ha a che fare con quello medievale.
Anche
se gli iozzi dei catinai non ci passano più, il nome non è mai
mutato nel tempo e ha battezzato anche un tratto della breve strada
che si dipana sul confine dell'Impruneta.
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