Il
Palazzo dei Priori, che domina piazza della Signoria, ha in sé tutta
la fierezza di un maestoso condottiero che ha saputo attraversare i
secoli con grande dignità resistendo alle ingiurie del tempo, alla furia delle alluvioni, alla rabbia del popolo e all'assedio dei
nemici. Nel 1353 furono dipinti, sotto agli
archi che sostengono il ballatoio, gli stemmi della Repubblica che
simboleggiano tutta la forza e l'equilibrio politico della Firenze
medievale. I colori, sbiaditi dal tempo, vennero abilmente
rinfrescati nel 1840 dal pittore Antonio Martini e poi, nel 1955,
nuovamente restaurati dai fratelli Benini. Gli scudi erano nove, ma
sono stati ripetuti due volte per esigenze stilistiche d'uniformità.
Non è facile capirne il significato, così, a prima vista, se non si
conoscono le vicende che sono legate alla loro storia. Vediamo quindi
di interpretali insieme:
Primo
scudo
- la croce del popolo, rossa in campo bianco;
secondo
scudo
- il giglio rosso in campo bianco, simbolo della città guelfa che
ricorda quando, nel 1250,
i ‘buoni
uomini di Firenze’
si sollevarono, cacciarono il podestà allora in carica, rinnovarono
tutti gli uffici cittadini e si diedero un nuovo governo e nuove
leggi;
terzo
scudo
- dimezzato in bianco e in rosso, testimonia l'unione e la lega di
Fiesole con Firenze, sacrificando i fiorentini il loro giglio bianco
e i fiesolani la loro mezza luna rossa;
quarto
scudo
- le due chiavi d'oro di san Pietro in campo azzurro che
rappresentano la Chiesa e il papato;
quinto
scudo
- il motto “Libertas”
a lettere d'oro su campo azzurro, lo stemma dei Priori che fu
adottato sul finire del secolo XIII quando Firenze si liberò dalla
subordinazione agli imperatori;
sesto
scudo
- l'aquila rossa, con un giglietto d'oro in testa e un drago verde
fra gli artigli, l'insegna che i Guelfi ricevettero da papa Clemente
IV quando andarono, nel 1200, ad aiutare il re Carlo d'Angiò nella
guerra contro Manfredi di Sicilia;
settimo
scudo
– il giglio bianco ghibellino
ottavo
scudo
– l'arma di Carlo d'Angiò, seminata di gigli d'oro francesi su
campo azzurro, concessa ai fiorentini come ringraziamento per averlo
aiutato nella guerra combattuta contro lo Svevo e per avergli
accordata la Signoria di Firenze per dieci anni;
nono
scudo
– l'arma di Roberto d'Angiò, re di Napoli, bipartito in lunghezza
a liste rosse, gigli d'oro e un'aquila dimezzata.
Ora
che abbiamo capito il segreto che si cela dietro ogni figura, potremo
aggiungere un altro pezzettino di storia al lungo trascorrere delle
vicende fiorentine.