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mercoledì 9 dicembre 2015

Battaglia navale? Non direi proprio!

Il “bel San Giovanni di Dante” è una delle chiese più antiche di Firenze. La data della costruzione non è certa, ma si ritiene attendibile che sia iniziata nel 1059, quando il Battistero fu consacrato da papa Nicola II, nel momento in cui fu posta la prima pietra. Nell'anno 1150, come ci racconta il Villani nella sua “Nuova Cronica”, fu collocata la lanterna e nel 1202 fu aggiunta l'abside rettangolare, che nel linguaggio popolare venne chiamata “scarsella” perché ricordava vagamente la forma della borsa di cuoio che i signori medievali si allacciavano alla cintura.

A lato della tribuna, perfettamente incastonato fra i pregevoli marmi bianchi di Carrara e quelli verdi di Prato, appare un bassorilievo assai difficile da decifrare perché consumato dal logorio dei secoli. I fiorentini lo conoscono come “La battaglia navale”, forse perché già anticamente veniva chiamato così, almeno dal 1700, periodo in cui il Richa scrisse nelle “Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine” di: “ … un basso rilievo in marmo lungo due braccia rappresentante un combattimento navale...”. Si tratta, quasi certamente, di un sarcofago d'epoca paleocristiana rinvenuto nella zona, visto che alla fine dell'Ottocento, scavando sotto al Battistero, vennero alla luce i resti di alcune domus romane con splendidi pavimenti a mosaico che in un primo momento furono scambiate per impianti termali.



Esaminando con cura quel resta del pregevole fregio, costituito da due pezzi riassemblati insieme, si ha una sorpresa che rovescia completamente la convinzione che si tratti di un combattimento in mare aperto. All'interno di una guarnizione ondulata si levano alcune figure, purtroppo molto sciupate, che animano due diverse scene: nella destra , un contadino porta l'uva ai vendemmiatori che la pestano in una conca bassa e allungata, mentre più a sinistra alcuni garzoni sono intenti a caricare e scaricare dei sacchi verso un'imbarcazione di foggia romana, quella che aveva dato adito all'errata comprensione dell'opera. La lettura più verosimile, allora, sembra essere quella legata all'attività svolta dal defunto a cui era destinato il sepolcro, presumibilmente un mercante che si era arricchito con il commercio del vino e che voleva essere ricordato per il suo lavoro operoso. Ma resta sempre da chiarire il perché il sarcofago sia stato inserito nell'architettura del Battistero. Attraverso un'analisi iconografica dei componenti del bassorilievo, forse, se ne può capire la ragione: il vino, frutto della terra e del lavoro dell'uomo, è il simbolo cattolico del sangue di Cristo, mentre la barca è il traghetto che permette alle anime, liberate dal corpo, di raggiungere il Paradiso passando dalla riva dei viventi a quella dei morti. Perciò, la composizione, sia pur formata da parti frammentarie, si unisce, non solo stilisticamente, ma anche idealmente al Battistero, creando una sublime armonia di sacralità. Ho tentato, con non poche difficoltà e scarso successo, di riprodurre in un disegno l'aspetto che doveva avere il bassorilievo originale: si possono notare più distintamente tutti i personaggi e i loro movimenti, sgombrando così una volta per tutte ogni possibile attinenza con la famosa battaglia navale con cui è stato ingiustamente battezzato per troppo tempo!


Riproduzione, a matita, dello schema originale del bassorilievo




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