Il
“bel San Giovanni di Dante” è una delle chiese più antiche di
Firenze. La data della costruzione non è certa, ma si ritiene
attendibile che sia iniziata nel 1059, quando il Battistero fu
consacrato da papa Nicola II, nel momento in cui fu posta la prima
pietra. Nell'anno 1150, come ci racconta il Villani nella sua “Nuova
Cronica”, fu collocata la lanterna e nel 1202 fu aggiunta
l'abside rettangolare, che nel linguaggio popolare venne chiamata
“scarsella” perché ricordava vagamente la forma della borsa di
cuoio che i signori medievali si allacciavano alla cintura.
A
lato della tribuna, perfettamente incastonato fra i pregevoli marmi
bianchi di Carrara e quelli verdi di Prato, appare un bassorilievo
assai difficile da decifrare perché consumato dal logorio dei
secoli. I fiorentini lo conoscono come “La battaglia navale”,
forse perché già anticamente veniva chiamato così, almeno dal
1700, periodo in cui il Richa scrisse nelle “Notizie
Istoriche delle Chiese Fiorentine” di:
“ … un basso rilievo in marmo lungo due braccia rappresentante un
combattimento navale...”. Si tratta, quasi certamente, di un
sarcofago d'epoca paleocristiana rinvenuto nella zona, visto che alla
fine dell'Ottocento, scavando sotto al Battistero, vennero alla luce
i resti di alcune domus
romane con splendidi pavimenti a mosaico che in un primo momento
furono scambiate per impianti termali.
Esaminando con cura quel resta
del pregevole fregio, costituito da due pezzi riassemblati insieme,
si ha una sorpresa che rovescia completamente la convinzione che si
tratti di un combattimento in mare aperto. All'interno di una
guarnizione ondulata si levano alcune figure, purtroppo molto
sciupate, che animano due diverse scene: nella destra , un contadino
porta l'uva ai vendemmiatori che la pestano in una conca bassa e
allungata, mentre più a sinistra alcuni garzoni sono intenti a
caricare e scaricare dei sacchi verso un'imbarcazione di foggia
romana, quella che aveva dato adito all'errata comprensione
dell'opera. La lettura più verosimile, allora, sembra essere quella
legata all'attività svolta dal defunto a cui era destinato il
sepolcro, presumibilmente un mercante che si era arricchito con il
commercio del vino e che voleva essere ricordato per il suo lavoro
operoso. Ma resta sempre da chiarire il perché il sarcofago sia
stato inserito nell'architettura del Battistero. Attraverso
un'analisi iconografica dei componenti del bassorilievo, forse, se ne
può capire la ragione: il vino, frutto della terra e del lavoro
dell'uomo, è il simbolo cattolico del sangue di Cristo, mentre la
barca è il traghetto che permette alle anime, liberate dal corpo, di
raggiungere il Paradiso passando dalla riva dei viventi a quella dei
morti. Perciò, la composizione, sia pur formata da parti
frammentarie, si unisce, non solo stilisticamente, ma anche
idealmente al Battistero, creando una sublime armonia di sacralità. Ho tentato, con non poche difficoltà e scarso successo, di riprodurre in un disegno l'aspetto che doveva avere il bassorilievo originale: si possono notare più distintamente tutti i personaggi e i loro movimenti, sgombrando così una volta per tutte ogni possibile attinenza con la famosa battaglia navale con cui è stato ingiustamente battezzato per troppo tempo!
Riproduzione, a matita, dello schema originale del bassorilievo
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