Sul tetto di Santa Trinita |
Il campanile di Santa Trinita non ha fondazioni proprie e si appoggia, con tutta la sua mole, su una parete laterale della chiesa, proprio sulla Cappella Maggiore. Non c'è modo di arrivarci dalla basilica, ma bisogna salire sul tetto, camminare fra le tegole e da lì proseguire, arrampicandosi su una lunga e stretta scala a pioli, attraverso un varco strettissimo che porta alla cella campanaria. Viaggio duro e faticoso, ma ne vale davvero la pena: il panorama che si offre agli occhi degli intrepidi scalatori è meraviglioso, uno scenario unico che abbraccia tutta Firenze, con un digradare di tetti, croci e palazzi che si sfuma verso le colline. E, tesoro fra i tesori, c'è anche la sorpresa di una piccola scultura in terracotta che raffigura Maria con il suo Bambino in braccio, incastonata come un gioiello fra le pietre del campanile.
Viene da chiedersi come mai i monaci Vallombrosani abbiano scelto una collocazione così strana e inaccessibile, esponendo la delicata scultura alla violenza del vento e allo scempio della pioggia. Probabilmente il ruolo della Vergine, omaggiata solo dai piccioni e dalle nuvole, era proprio quello di proteggere il malfermo campanile da ogni sorta di calamità naturale, tenendolo ancorato con forza alla chiesa, sotto al suo sguardo materno, dolce ma fermo. Difficile identificare chi sia l'autore dell'opera ma diversi studiosi la fanno risalire addirittura a Donatello, ricostruendone le vicende che l'hanno vista arrivare lassù, nell'Ottocento, dal sarcofago quattrocentesco di Giuliano Davanzati. Nel 2004, viste le sue cattive condizioni, è stata rimossa e sostituita con una copia che, vogliamo sperare, continui a vigilare con amore sulla chiesa e su tutta la città.
Firenze vista dall'alto |
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