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mercoledì 22 gennaio 2014

Non solo calcio storico...

Uno degli sport preferiti dai fiorentini antichi era "il pallone", una specie di tennis che al posto della racchetta aveva un bracciale di legno coperto di punte metalliche a piramide smussata e dal peso di circa due chilogrammi, almeno nella versione toscana. La palla, che pesava all'incirca trecentocinquanta grammi, era fatta a spicchi di cuoio cuciti insieme attorno ad una camera d'aria, sempre di pelle, ma più morbida e sottile.

Palla di cuoio e bracciale di legno di sorbo



Ogni squadra era formata da tre giocatori e ognuno aveva un compito ben preciso: il battitore doveva lanciare la palla che gli arrivava dal "mandarino", prendendo la rincorsa, per dare forza al colpo; la spalla e il terzino dovevano invece respingerla. Queste competizioni venivano fatte lungo le mura, dove si trovavano le ghiacciaie, delle porzioni di terreno rettangolari ribassate rispetto al piano stradale, che d'inverno venivano riempite d'acqua e fatte congelare. In estate, invece, si trasformavano in veri e propri campi da gioco, perfetti per il "pallone". 



Una partita fiorentina di fine Ottocento

I tifosi si accalcavano, a centinaia, in quello stadio fuori porta e seguivano con foga i loro campioni. Ricchi e poveri, nobili e popolo, personaggi altisonanti come Goethe e De Amicis mescolati ai contadini e agli operai, ma tutti uniti dalla stessa trascinante passione, Si racconta addirittura che le truppe di Garibaldi, dirette a Venezia, arrivate a Castelfiorentino arrestarono la loro marcia per assistere ad una sfida contro gli atleti di Monte San Savino, un derby così avvincente da farli quasi sorprendere dai nemici austriaci, già sulle loro tracce. 



E' chiaro che i pallonisti professionisti erano fra gli atleti più famosi e ben pagati di allora, secondi solo ai toreri spagnoli. Alcuni nomi, più di altri, sono arrivati fino a noi colmi di particolare gloria, come il pratese Puccianti, potente e straordinario per le sue volate eccezionali, e il pisano Maestrelli, meno esuberante ma con una tecnica precisa e raffinata. I giocatori più bravi erano idolatrati, proprio come accade oggi con il football, e intorno a loro si costruivano le più straordinarie leggende che prendevano spunto dalle loro eroiche imprese.



Piatto di Montelupo Fiorentino che raffigura la palla con il bracciale -
prima metà del XVII secolo



















Per oltre quattro secoli, a partire dal Cinquecento, il bracciale ha tenuto la scena fino a toccare nell’Ottocento i vertici massimi del consenso e della popolarità, considerato lo sport nazionale per eccellenza. Nella seconda metà del XX secolo, purtroppo, arrivò gradualmente il suo declino per l'introduzione di nuovi sport, soprattutto britannici,  che ben presto fecero scordare la vecchia tradizione d'origine latina delle discipline sferistiche. Messo in un cantuccio, come uno svago non più attraente come prima, il gioco del "pallone col bracciale" venne quasi del tutto dimenticato. Continuò ad esistere solo in alcuni centri della Romagna e delle Marche, paesi che ancora oggi organizzano manifestazioni e rassegne per onorare uno dei più amati giochi di tutti i tempi.

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