Non tutti gli orologi funzionano
allo stesso modo, ce ne sono alcuni che camminano all'indietro come i gamberi. Non si tratta del meccanismo che si è guastato e delle
lancette impazzite, ma solo di un diverso modo di calcolare il tempo.
A Firenze, ad esempio, fino al 1750, vigeva l'Hora Italica che
misurava il giorno da un tramonto all'altro, un metodo che risale
addirittura all'epoca di Giulio Cesare che nel 46 a.C. affidò a
Sosigene di Alessandria l'elaborazione di un nuovo calendario basato
sul ciclo delle stagioni. L'orologio “giuliano” doveva quindi
essere regolato, nell'arco dell'anno, in maniera da tenere sempre
come ultima ora del giorno quella del calare del sole perché,
altrimenti, i conti non tornavano più. L'unico vero vantaggio di
questo singolare sistema era poter sapere con esattezza quante ore
mancavano all'imbrunire, il momento in cui operai e contadini
potevano tornarsene a casa dopo una faticosa giornata di lavoro.
Anche la Cattedrale di Santa Maria
del Fiore ebbe il suo elaborato congegno a partire dal 1443,
affidandone il meccanismo all'orologiaio Angelo di Niccolò e la
decorazione al fantasioso pittore Paolo Uccello, uno dei maggiori
artisti dell'epoca.
Vasari, nelle sue Vite, ci racconta
che “... fece Paolo, di colorito, la sfera dell’ore
sopra la porta principale dentro la Chiesa, con quattro teste ne’
canti colorite in fresco” .
L'affresco, che misura quasi sette
metri di diametro, è diviso in 24 formelle bianche intorno ad un
cerchio scuro dove ruota la lancetta dorata, ognuna delle quali è
contrassegnata da un numero romano, e il tutto è inscritto in un
grande quadrato che reca ad ogni angolo un volto d'uomo. Le facce,
smagrite e allungate, sono dipinte con ampi chiaroscuri che ne
evidenziano i tratti plastici, con gli occhi che guardano in varie
direzioni. Alcuni studiosi li hanno identificati con i Quattro
Evangelisti, altri con dei profeti, ma non esiste nessun documento
che lasci intendere qualcosa di preciso, solo il pagamento registrato
al 24 febbraio 1443 “per quattro teste”.
A metà del 1500 l'orologio cominciò
a dare problemi ed ebbe bisogno di essere riparato, ma anche nei
secoli seguenti numerosi furono gli interventi degli orologiai, non
ultima la trasformazione del macchinario con un movimento a pendolo.
Nonostante nel 1761 fosse ripristinato il meccanismo originale a
contrappesi, il quadrante fu comunque modificato da 24 a 12 ore,
visto che era entrata in vigore l'ora alla francese, e anche la
lancetta venne sostituita. Fortunatamente, una quarantina d'anni fa,
un provvidenziale restauro ha sanato l'affresco e riportato
l'orologio alla sua Hora Italica. Ma dopo quasi sei secoli di intenso
lavoro, il congegno ha avuto nuovamente bisogno di essere rimesso a
nuovo per tutta una serie di guasti e difetti dovuti all’usura del
tempo. L’Opera di Santa
Maria del Fiore ha affidato l'incarico a due dei massimi esperti del
settore, i professori Andrea Palmieri e Ugo Pancani, grazie
alla sponsorizzazione della maison di alta orologeria sportiva
Officine Panerai.
Finalmente
l'orologio del Duomo può continuare a stupire con la sua bizzarra
lancetta che corre dalle tenebre al ritorno del sole.
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