Come spesso succede, nei periodi più sanguinosi e cruenti della storia nascono delle opere meravigliose che riscattano la ferocia e la crudeltà della cattiveria umana. Fu così che a Firenze, durante le più sanguinose lotte fra guelfi e ghibellini, sbocciò un fiore della carità cristiana: la Misericordia di Firenze. Le testimonianze scritte del 1361 la fanno risalire a "lo beato Messer Santo Pietro Martire dell'Ordine dei predicatori", assassinato nel 1252 in Lombardia, in un agguato politico.
La Confraternita, chiamata dai fiorentini semplicemente "Misericordia", si è dedicata fin dal 1244 al trasporto dei malati e dei morti, alla raccolta di elemosine per dare una dote alle fanciulle indigenti e ad altre opere di carità. I 'fratelli' indossavano una veste rosso carminio lunga fino ai piedi che fu mantenuta fino al 1497, data in cui i volontari iniziarono a vestire di nero per meglio mimetizzare le inevitabili macchie che sporcavano la stoffa durante il soccorso. In vita, come cintura, una robusta corda intrecciata con appesa una grossa corona da rosario. Con il passare dei secoli l'amore dei confratelli, nonostante i doverosi cambiamenti della modernità, è rimasto sempre vero e profondo, donando ai bisognosi soccorso tecnico, ma anche umano con cui si deve sempre condire la carità.
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