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martedì 13 agosto 2013

Da signorine scollacciate a modelli di santità...



Via de' Serragli è una strada del quartiere di Santo Spirito che si dipana, come un lungo nastro grigio, da Piazza Nazario Sauro a piazza della Calza, subito vicino a Porta Romana.
Dall'angolo con via del Campuccio, racchiuso fra altri edifici, si estendeva anticamente il Monastero di Sant'Elisabetta delle Convertite

Uno strano nome per delle suore, ma sapendo che erano "donne di mala vita"  pentite della loro scandalosa esistenza, il discorso torna! La fondazione del convento pare sia stata opera, almeno secondo Giuseppe Richa autore delle "Notizie Istoriche delle Chiese di Firenze ", di fra Simone da Cascia, un predicatore agostiniano che ammoniva i fedeli in Piazza Santo Spirito nel XIV secolo. Numerose furono le prostitute che, illuminate dalle sue sante ammonizioni, decisero di ritirarsi lontano dal mondo, una fra tutte la bella e famosa cortigiana Monna Nera che abbandonò definitivamente la sua disonesta professione all'età di trentun anni. Per intercessione dei Capitani della Compagnia delle Laudi di Santo Spirito, fu eretto, nel 1330, il maestoso complesso religioso che doveva ospitare sia le meretrici che tutti coloro che, dopo una vita dissoluta, accoglievano la fede cattolica, come ricorda una lapide in via del Campuccio, posta sul muro dell’ex-convento.







"Sembra - scrisse lo storico fiorentino Carocci - che le monache godessero di una certa indipendenza; lavorassero per provento proprio e si industriassero, tenendo ognuna dei polli".  Percepivano inoltre i proventi che derivavano dalle tasse che ogni anno le prostitute dovevano pagare all'Offizio dell'Onestà per esercitare la professione in modo legale e di un quarto dell'eredità di ognuna di esse, al momento della loro morte.
Nei continui ampliamenti dell'edificio claustrale, voluti soprattutto dalla granduchessa Maria Maddalena d'Austria, fu incorporata anche la casa natale di san Filippo Neri e la facciata fu adornata dal grande tabernacolo con un Crocifisso attorniato da santi.
Dopo il 1886, quando ormai le Convertite erano state trasferite in via dei Malcontenti, il convento divenne la sede della Società dell'Omnibus a cavallo, con stalle e fienili, e, in seguito, la casa d'accoglienza Pio Istituto degli Artigianelli in cui venivano ospitati dei bambini orfani per avviarli ad un mestiere in modo da garantire loro una dignitosa sopravvivenza.
A perpetuare la memoria di una così preziosa opera di carità, resta ancora la Chiesetta di Santa Elisabetta, ora dedicata al culto ortodosso, ricca di opere di grande valore storico, e l'ex-chiostro che ospita una scuola ed alcuni laboratori artigiani.




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