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domenica 4 agosto 2013

Storie di animali di pietra



Nelle sue "Istorie fiorentine", Giovanni Cavalcanti (1381 – 1450 ca), da non confondere con il più ben noto Guido, racconta molti episodi gustosi della vita della sua epoca. Fra questi uno è particolarmente tragicomico e vale la pena di riportarlo.
Anselmo era un brav'uomo che viveva in via del Cocomero, oggi via Ricasoli. Le sue notti erano agitate da incubi e paure, tra i quali, specialmente uno, lo atterriva in modo particolare: sognava di essere sbranato da un leone di pietra che adornava uno stipite della porta dei Cornacchini, suoi dirimpettai.
Forse per esorcizzare l'angoscia, decise di affrontare la statua e di mettergli una mano nella bocca aperta: il leone rimase naturalmente dov'era, ma uno scorpione, annidato nelle fauci della belva, lo punse e lo portò a morte in poche ore.
Forse è meglio fidarsi delle premonizioni...






Uno dei doccioni marmorei di Santa Maria del Fiore, che serve per scaricare l'acqua piovana, termina con una grande testa di bue, con tanto di corna e sguardo fremente. Come sempre, la leggenda si mescola alla verità. L'interpretazione che più si avvicina alla realtà è quella storica che avrebbe scelto il bove, simbolo di forza e pazienza, per rendere omaggio a tutti gli animali che avevano trasportato i materiali per la costruzione del Duomo, nel corso dei secoli. Ma ce n'è un'altra , piccante e buontempona, che parla della testa di un toro messo lì apposta da uno dei maestri carpentieri per sbeffeggiare il marito della sua amante che, avendoli scoperti e obbligati a por fine alla loro storia clandestina, doveva pur sempre ricordarsi di essere stato un cornuto!

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