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domenica 25 agosto 2013

Santa Croce di marmo vestita...





La basilica di Santa Croce non è sempre stata così, come la vediamo oggi, ricoperta dai policromi marmi di Carrara che la rendono un gioiello unico nel suo genere.
Prima del 1863 la chiesa era completamente "nuda", come del resto erano e sono ancora San Lorenzo, Santo Spirito, Santa Maria del Carmine, Santa Maria Maggiore ed altre. Sorta, nel 1295, sulle fondamenta di un'altra chiesetta, seguendo, secondo la tradizione, il progetto di Arnolfo di Cambio, mostrava una facciata grezza, di semplice pietraforte a vista. 





Ma già dal Quattrocento avrebbe potuto avere un aspetto molto più raffinato, grazie all'arte del celebre architetto e scultore Simone del Pollaiolo detto il Cronaca e alla munificenza della nobile famiglia Quaratesi che se ne doveva accollare l'onere. Ma in ogni bella impresa c'è sempre qualcosa che va storto e anche stavolta il bastone entrò fra le ruote: i frati francescani negarono il permesso di apporre bene in vista sulla facciata lo stemma degli "sponsor" Quaratesi che, indignati, chiusero i cordoni della borsa e tutto rimase com'era. Le uniche decorazioni che alleggerivano la rustichezza della facciata erano un San Ludovico di Tolosa in bronzo, opera del grande Donatello, ora nel refettorio del convento, il finestrone circolare e il monogramma di Cristo di San Bernardino da Siena subito sopra al rosone, posto nel 1437 durante una drammatica pestilenza per far cessare quella tragedia.




Il mancato finanziamento dei Quaratesi bloccò anche i lavori per la costruzione del campanile che rimase soltanto allo stadio di una grande base squadrata  fino al 1847, anno in cui "il masso di Santa Croce", così ribattezzato dal popolo, si elevò finalmente in una forma snella ed essenziale, su disegno dell'architetto Baccani. La chiesa, invece, restò ferma per secoli finché, tra il 1853 e il 1863, l'architetto Niccolò Matas propose la copertura odierna, ispirandosi  alle grandi cattedrali gotiche, ma con uno stile coniugato al gusto della sua epoca. Il risultato finale non fu molto apprezzato, proprio a causa di questa strana commistione fra antico e moderno, ma nel passare del tempo non solo è stata accettata, ma vista da molti storici dell'arte come un saggio compromesso fra grandezza e semplicità, una qualità di cui non si può fare a meno trattandosi di un tempio francescano.



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