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mercoledì 21 agosto 2013

Il cibreo


Il cibreo è un piatto tipico della cucina fiorentina che si prepara con le rigaglie di pollo. Per cercare l'etimologia della parola bisogna andare sul Dizionario della Crusca: "Cibreo: probabilmente è corruzione del latino gigèria intestini dei polli". Detta così non fa certo venire appetito, ma andando a leggere la ricetta nell'Artusi le cose cambiano e non poco:
"Il cibreo è un intingolo semplice, ma delicato e gentile, opportuno alle signore di stomaco svogliato e ai convalescenti. Prendete fegatini (levando loro la vescichetta del fiele com'è indicato nel n. 110), creste e fagiuoli di pollo; le creste spellatele con acqua bollente, tagliatele in due o tre pezzi e i fegatini in due. Mettete al fuoco, con burro in proporzione, prima le creste, poi i fegatini e per ultimo i fagiuoli e condite con sale e pepe, poi brodo se occorre per tirare queste cose a cottura.
A tenore della quantità, ponete in un pentolino un rosso o due d'uova con un cucchiaino, o mezzo soltanto, di farina, agro di limone e brodo bollente frullando onde l'uovo non impazzisca. Versate questa salsa nelle rigaglie quando saranno cotte, fate bollire alquanto ed aggiungete altro brodo, se fa d'uopo, per renderla più sciolta, e servitelo. Per tre o quattro creste, altrettanti fegatini e sei o sette fagiuoli, porzione sufficiente a una sola persona, bastano un rosso d'uovo, mezzo cucchiaino di farina e mezzo limone."


E' un secondo che piace o non piace, non ci sono vie di mezzo! 
Caterina de Medici lo amava a tal punto che tentò di farlo conoscere anche in Francia, dove andò regina, ma là il cibreo non ebbe la stessa fortuna del "papero al melarancio" divenuto "canard à l'orange" e della "zuppa di cipolle" ribattezzata "soupe d’oignons". 

Caterina però non era quel tipo di donna che si lasciava deprimere dalle critiche dei francesi e continuò a mangiarlo con allegria. Si racconta che una voltà ne fece addirittura una tale indigestione da star per tirare le cuoia, ma appena riavuta non perse la voglia di farselo prepararare ancora dai suoi cuochi a guisa di sugaglia con carciofi mondi, pronta a ritentare la sue disavventure culinarie. 

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