Fermi tutti: lo so bene che i brigidini non sono fiorentini, ma non c'è festa pagana o religiosa in tutta la Toscana in cui non facciano la loro bella comparsa che mi sembra perlomeno il caso di doverli ricordare come si fa con i parenti stretti! Nascono a Lamporecchio, ridente paesino fra Empoli e Pistoia, non si sa precisamente quando nè come, perché tante e varie sono le leggende che accompagnano la loro comparsa da non sapersi districare. La storia più simpatica e credibile risale al Medioevo: una giovane suora del Convento di Santa Brigida a Pistoia, nel preparare le ostie per la Santa Messa con la solita ricetta e i ferri arroventati per cuocerle, sbagliò qualcosa nella procedura e dovette ingegnarsi per non sprecare l'impasto avanzato; bastò aggiungere qualche seme d'anice e dello zucchero ed ecco apparire delle cialde aranciate e fragranti che, spargendo il loro profumo oltre le mura del chiostro, divennero ben presto desiderio di tutto il popolo, tanto che le suore si misero a cuocerne in gran copia per soddisfare le tante richieste.
Da allora di questi dolcetti ne sono stati prodotti a migliaia di migliaia e, anche se al posto delle schiacce calde di un tempo ci sono le giostre, delle macchine che magicamente li sfornano sotto gli occhi incantati delle persone, il gusto non cambia ed è veramente inimitabile.
Ecco come ne parla Pellegrino Artusi nel suo ricettario:
Il brigidino.....è un dolce o meglio un trastullo speciale alla Toscana ove trovasi a tutte le fiere e feste di campagna e lo si vede cuocere in pubblico nelle forme da cialde.
- Uova, n. 2.
- Zucchero, grammi 120.
- Anaci, grammi 10.
- Sale, una presa.
- Farina, quanto basta.
Fatene una pasta piuttosto soda, lavoratela colle mani sulla spianatoia e formatene delle pallottole grosse quanto una piccola noce. Ponetele alla stiaccia nel ferro da cialde a una debita distanza l’una dall’altra e, voltando di qua e di là il ferro sopra il fornello ardente con fiamma di legna, levatele quando avranno preso colore.
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