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martedì 6 agosto 2013

Il babbo di Pinocchio


Proviamo a fare una domandina facile facile: 
"Chi è il babbo di Pinocchio?"
"Geppetto!"  risponderebbe chiunque, dal momento che non è proprio possibile sbagliarsi.Tradotto in oltre 260 fra idiomi e dialetti, compreso il Linguaggio dei Segni, è una delle favole più amate e conosciute da bambini e adulti di tutto il mondo. Ma del vero genitore di quella marionetta birbona non se ne parla mai abbastanza, eppure, se non c'era la sua straordinaria fantasia, il Grillo Parlante, la Fatina, il Gatto, la Volpe e Mangiafuoco non sarebbero mai esistiti.
Vediamo dunque di conoscere da vicino questo prolifico scrittore. 


Era un fiorentino purosangue, visto che era nato nella centralissima via Taddea al numero 21, come ricorda una lapide in marmo sulla porta  "In questa casa nacque nel 1826 Carlo Lorenzini detto il Collodi, padre di Pinocchio". Carlo era un ragazzo arguto e intelligente, con un senso di ironia non comune per la sua età, pronto alla facezia e allo scherzo come tutti i fiorentini. Diventato un bel giovanotto, si schierò subito dalla parte dei sostenitori dell'Unità d'Italia, partecipando alle guerre d'Indipendenza e rimbeccando, con intense frecciate giornalistiche, tutti i suoi avversari politici. Fu appunto per dar battaglia agli oppositori che assunse lo pseudonimo "Collodi" rifacendosi al paese originario della mamma Angiolina, una piccolo borgo medievale di Pescia.
Dalle pagine del "Lampione", da lui fondato nel 1848 e dopo poco censurata dalla commissione granducale, e dello "Scaramuccia", Lorenzini non si risparmiava in critiche e polemiche, che certo non lo facevano vedere di buon occhio dai potenti dell'epoca,  Nel 1875 fu incaricato, dall'editore Paggi, di tradurre alcune delle più famose fiabe  di Perrault e di altri autori francesi che furono poi racchiuse in un unico volume dal titolo "I racconti delle Fate". Probabilmente, questo suo avvicinarsi alla magica narrazione di storie infantili, lo portò a scrivere alcuni racconti per ragazzi, con intento educativo e morale.
Cominciò con "Giannettino" nel 1877, seguito da "Minuzzolo" nel 1878, "Macchiette" del 1880, "Occhi e nasi" del 1881 e, finalmente, nel 1881, la prima puntata del suo capolavoro "Storia di un burattino", apparso per la prima volta nel "Giornale per i bambini". 


Fu solo qualche anno dopo che tutti gli episodi furono riuniti in un solo romanzo "Le avventure di Pinocchio", edito da Paggi e illustrato da Mazzanti.



Bugiardo, irresponsabile, bizzoso e superficiale eppure così tenero, indifeso ed ingenuo, Pinocchio è stato oggetto di film, di canzoni, di commedie e poesie. La sua vita è una grande allegoria della società con i furbi, i cattivi che sono più gentili di quello che appaiono e i falsi virtuosi che tanto buoni poi non sono... E' anche il simbolo della fatica morale che riesce a riscattare una situazione negativa, trasformandola positivamente grazie al coraggio, alla tenacia e alla serenità nel compiere il proprio dovere con amore.



Carlo morì improvvisamente nel 1890 a Firenze, nella casa del fratello Paolo, con il quale viveva. La sua tomba è nel Cimitero Monumentale di San Miniato al Monte.


Tutte le sue carte, donate dalla famiglia, sono conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.


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