Il diavolo, quando vuol pigliarsi un'anima, ne combina di tutti i colori e se la vittima è già piena di vizi non fa neppure tanta fatica! Con Antonio Rinaldeschi il lavoro del demonio fu un gioco da ragazzi: "gran bestemmiatore e battitore di padre", giocatore incallito, sciupafemmine e bugiardo, aveva tutti i requisiti per finire dritto all'Inferno. La sera del 20 luglio 1501, Antonio andò, come sempre soleva fare, all'Osteria del Fico nel chiasso degli Agolanti a bere e a tentare la sorte con i dadi. Forse era ubriaco più del solito o forse il destino lo aspettava dietro alla cantonata, tant'è che perse tutto, soldi, vestiti e perfino il cavallo che l'aveva portato a Firenze. Disperato, uscì per la strada cercando di riprendere quel senno che il vino e l'agitazione gli avevano tolto. Inutile dire che bestemmiava tutti i santi del Paradiso per quella amara disfatta che gli era toccata in sorte e, arrivato davanti ad un tabernacolo della Madonna posto sulla facciata della chiesetta di Santa Maria degli Alberighi, sentì una cattiva ispirazione riempirgli l'anima: istigato dal diavolo, raccolse dello sterco di cavallo dalla strada e lo gettò sull'immagine santa. Rientrato in sé, capì l'enormità che aveva commesso e cercò di scappare in campagna, dove c'era una sua villa di famiglia, per uccidersi. Ma ormai il demonio, che aveva raggiunto il suo scopo, spianò il cammino alle guardie che lo riacciuffarono e lo portarono in prigione a Firenze. In carcere Antonio confessò tutto e si pentì sinceramente, ma la giustizia non ebbe pietà del suo tardo rincrescimento e lo condannò a morte per blasfemia.
"Fu impiccato alle ore una di notte alle finestre del bargello, ove vi stette tutto il dì, giorno di Santa Maria Maddalena".
Tutta la folla, accorsa per assistere all'esecuzione, non era però crudelmente festante come al solito: c'era nell'aria un'atmosfera strana, come se stesse avvenendo un braccio di ferro fra il bene e il male: l'anima del peccatore era "disputata dai demoni e dagl'angeli con la vittoria dei detti angeli". Il giorno dopo, il povero corpo esibito di Antonio fu guardato con un muto rispetto perché se le forze divine si erano scomodate fino a quel punto, voleva dire che il sacrilego aveva davvero toccato il cuore di Dio con la sua mortificazione!
Nel 1508, per riparare all'offesa fatta alla Beata Vergine, fu eretta la chiesa di Santa Margherita in Santa Maria de' Ricci dove, sull'altare maggiore, in una ricca cornice barocca, si conserva ancora l'immagine oltraggiata dal Rinaldeschi.
La singolare vicenda è stata narrata in un grande dipinto del 1502, una sorta di "power point" dell'epoca, che adesso appartiene alle collezioni del Museo Stibbert di Firenze.
Nessun commento:
Posta un commento