Il grossone fiorentino era una moneta d'argento chiamata così perché più grande dei comuni spiccioli di taglio minore.Su una faccia c'era un'aquila mentre sull'altra l'immagine della Beata Vergine Maria con il Bambino. Fin qui, niente di particolare, se non per una misteriosa tradizione che lo fece diventare oggetto di devozione dei fiorentini.
Nel 1392, ad Empoli, un giocatore impenitente perse tutti i suoi averi nell'ennesima partita e, rabbioso come una belva inferocita, dette in escandescenze. Alla vista dell'ultima moneta che gli era rimasta, per impedire all'avversario di mettersela in tasca, la pugnalò con forza e dall'immagine sacra sgorgò un fiotto di sangue. Il grossone ebbe da allora la meritata promozione a reliquia tanto che i frati di Santo Spirito, nel giorno della Passione, la esponevano alla pubblica venerazione e in caso di particolari omelie contro il vizio del gioco e della bestemmia la mostravano dal pulpito come monito per non peccare.
Nel 1392, ad Empoli, un giocatore impenitente perse tutti i suoi averi nell'ennesima partita e, rabbioso come una belva inferocita, dette in escandescenze. Alla vista dell'ultima moneta che gli era rimasta, per impedire all'avversario di mettersela in tasca, la pugnalò con forza e dall'immagine sacra sgorgò un fiotto di sangue. Il grossone ebbe da allora la meritata promozione a reliquia tanto che i frati di Santo Spirito, nel giorno della Passione, la esponevano alla pubblica venerazione e in caso di particolari omelie contro il vizio del gioco e della bestemmia la mostravano dal pulpito come monito per non peccare.
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